BAU

Recensioni

Per questo "BAU", il giorno d'uscita è sceso un imbarazzante silenzio sui tutti i forum.
A gennaio 2005 già al primo ascolto tutti si erano espressi più che favorevolmente su "BULA BULA", anche se in tutta onestà non è che contenesse dei veri hit.
Un anno fa, abbiamo accolto bene pure "L'ALLIEVA". Disco particolare, non per tutti e non ci si poteva soffermare solo sul "dubidubidu" o sull'intensa interpretazione di "My Way".
Questo "BAU" sta lasciando l'amaro in bocca a molti.
E' una grande occasione perduta.
Una Mina in gran spolvero e brava come non mai a servizio di pezzi uno più mediocre dell'altro, affossati ulteriormente da arrangiamenti stantii e a tratti penosi.
E' come avere una Ferrari in garage ed utilizzarla per andare a fare la spesa.
Se dovessi dare un voto complessivo, il disco raggiungerebbe appena un sei e mezzo.
Si salva unicamente per la voce strepitosa di Mina.
Il brano che mi ha emozionato di più e con il miglior testo è "PER POCO CHE SIA", ma pur inchinandoci davanti la magistrale vocalità di Mina, nemmeno questa canzone eterea e delicata quanto una bolla di sapone, è destinata a rimanere nella memoria collettiva.
Chi ha visto giusto, spiace dirlo, è stato Marco Mangiarotti.
Passiamo ai singoli brani:

1) MOGOL BATTISTi .Canzone carina, orecchiabile, niente di straordinario. Vive attorno ad un'idea originale, forse nemmeno di grande buon gusto, ma a forza di essere ripetuta perde tutto il suo effetto.
Come tutti gli apripista è fuorviante rispetto al disco. Buona prestazione sia di Mina che di Mingardi. Nicolò Fragile si conferma come miglior arrangiatore..

2) SULL'ORIENT EXPRESS - Testo bislacco. Ricorda le canzoni nonsense di Nino Ferrer, anche se risulta alquanto improbabile che Mingardi abbia trovato ispirazione proprio in lui. Strumenti in bell'evidenza, ma l'arrangiamento non ha nulla di innovativo e ricalca schemi straconosciuti. Mina canta un'ottava sotto. Si rispetta la scelta, ma qui era il caso di tirare fuori la voce.

3) JOHNNY SCARPE GIALLE - Canzone bluff. Poteva essere un bel pezzo d'atmosfera, d'ampio respiro, con questa aria retro, da finto standard americano. Peccato che al verso "non me lo sgualcire è un rockandroll man vero" subisca un incomprensibile cambio di ritmo. Se proprio si doveva lasciare quel verso, che ahimè si ripete per tre volte nel corso del brano, era meglio affidarlo al coro, piuttosto che alla voce solista. Mah. 

4) NESSUN ALTRO MAI - Non se ne può più di questi melodrammoni. Roba da fotoromanzi anni cinquanta. In tempi di You Tube suggerirei di creare un video con immagini tratte da "I figli di nessuno" con Yvonne Sanson e Amedeo Nazzari per illustrare la canzone. In alternativa "La nemica" di Niccodemi con Elena Zareschi. Roba polverosa, destinata all'oblio con buona pace di tutti.

5) ALIBI - Il rappetto iniziale sfocia in un motivo senza guizzi e senza idee, che non sa da che parte andare a parare.
6) PER POCO CHE SIA - Il primo momento di poesia e di grande emozione lo regala il brano firmato da Axel. Testo molto bello (il migliore dell'album) di Mattia Gysi, che si avvale della collaborazione di Samuele Cerri.

7) THE END - Altro buon pezzo, anche se va detto che trattasi di una rimasticatura di terzinato fine anni 50. Testo ironico, intelligente, con una fuggevole citazione iniziale da "Signorinella" (Al mio paese nevica, il campanile della chiesa è bianco (stanco). Qui Mina è strepitosa.- Dà veramente l'impressione di essere sul palco con una grande orchestra alle spalle.

8) UN UOMO CHE MI AMA - Ritorna il grigiore. Ho letto qualche commento in cui si dice che questo è un pezzo "alla Mina". Dipende da che cosa s'intende per pezzo "alla Mina" e da che tipo d'ascoltatore viene detto. Al di là della prestigiosa firma, per me non è che una canzone vecchia, enfatica, che può fare il paio con "Nessun altro mai". L'avrei vista bene per un Festival di Sanremo anno 1957 e forse l'arrangiatore avrebbe avuto una mano più leggera.
9) L'AMORE VIENE E SE NE VA - Altra bruttura firmata Mingardi. Piccola parentesi. Ma qualcuno crede davvero che Mingardi avesse in serbo dei motivi tanto validi? Non è forse Mingardi solo un onesto e modesto cantautore, più conosciuto per la sua partecipazione alla nazionale di calcio che per le sue canzoni? Non è un'esagerazione decantare motivi asfittici, per quanto impreziositi e nobilitati dalla voce di Mina?

10) FAI LA TUA VITA - Ecco spuntare un brano presentato senza alcun seguito da uno dei tanti giovincelli che si affacciano colmi di speranze alla ribalta sanremese, sbrilluccicano per tre minuti e poi scompaiono nel più che giustificato oblio. Il testo di Bigazzi non è malvagio, ma è a servizio di una canzone che vive su un'unica ideuzza. Mina la rende come meglio non potrebbe. Ma qui la vocalità di Mina non è messa assolutamente in discussione. E' il brano che non convince.

11) INEVITABILE - Vive solo delle invenzioni di Mina che riesce ad inserire in una canzone miserrima come testo e come musica degli acuti da favola.

12) COME TE LO DEVO DIRE - Come arrangiatore Bongianni qui trova dei buoni spunti. Mina ha una voce ruvida e tratti sporca. Brava, ma questo sarebbe stato un brano più adatto ad un interprete maschile. Tuttavia la canzone non è niente di speciale e dà l'impressione di un gatto che si morde la coda.

13) DATEMI DELLA MUSICA - Grande brano di chiusura. Qui Mina è più che strepitosa e Mingardi "cockereggia" alla grande. Arrangiamento troppo cacofonico.


Paolo:-))
 
 
Carissimo Paolo,
mi hai tolto da un grande imbarazzo... Il silenzio dei forum dei quali tu parli, dentro di me si è trasformato in una lotta tra il mio grande amore e il mio orecchio stufo e deluso. Quel che è peggio rispetto alla tua recensione che condivido quasi interamente, è che in questo caso ho trovato estremamente pesanti, scontate e già sentite anche le interpretazioni di Mina che sembra recitare un copione in cui, le finte risatine, le finte disperazioni (fintamente melodrammatiche), le finte sorprese, i finti yeahh di finta goduria, e le stesse soluzioni vocali, possono essere ritrovate qui e lì nei mille "nuovi" album da vent'anni. Questo ricorda quell'altro che ricorda quell'altro. Tristezza e profonda depressione mia... Stamane sono corso a comperare Per Amore, nella speranza di trovare una Mina alla "Canto (anche se sono stonato)", e mi ritrovo "Mi Piace", una April in Paris (grazie a Dio meno sgraziata), e una Mina che replica se stessa fino allo sfinimento. E' vero, ha ragione Flavio Merkel a dire che noi fans facciamo come i critici e scriviamo la stessa solfa ogni anno, ma restiamo fedeli... Io quest'anno avevo deciso di astenermi dallo stroncare i soliti improponibili arrangiamenti, i coretti disastrosi e i finalini di questo o quel fiato... Ma con amore e Per amore torno a scrivere, perché oggi per la prima volta ho iniziato a dubitare che Mina abbia ancora qualcosa da darci ed è una sensazione troppo sgradevole per lasciarmela dentro. Ecco perché la voglio condividere con chi può comprenderla e fugarla.
Ciao e a presto,
fra
 
E' arrivato il nuovo album della Signora delle canzone italiana per eccellenza. Mina Bau: o è un lavoro banale oppure la mia profonda ignoranza non mi permette di riconoscere un capolavoro.
Ho immaginato, ascoltando per la prima volta "Bau", di essere in un museo di arte moderna, e di restare a guardare un'opera da tutte le angolazioni, cercando di capirne il senso, cercando di capire l'arte dov'è. All'entrata del museo ho letto benissimo la scritta "Arte moderna". Benissimo. Guardo l'opera, ma un occhio si posa sullo sguardo di una persona a me vicina. Nella mia testa spuntano come fiorellini alcune domande "Ma a te piace?". Che faccio? Glielo chiedo? Magari questa è arte, ed io non riesco a capirla. Magari faccio anche una figura di niente se chiedo il senso dell'opera. Dietro di me, intanto, due uomini con barba, cravatta, giacca e libri in mano parlano di "avanguardia", di "nuove espressioni". Ed intanto, l'unica espressione che capisco, è la mia che vedo riflessa in un vetro. L'espressione di uno che sta cercando di capire!
Ho ascoltato l'album di Mina tre volte, e lo sto ascoltando anche adesso, sono su "Sull'Orient express", una canzone che proprio non riesco a "farmela entrare" nel cuore e nella testa. Forse perché non riuscirò mai a cantarla, forse perché non riuscirò mai ad impararla, forse perché non riuscirò mai a capirla. Comunque, siamo pari, perché "Mogol Battisti" mi piace abbastanza. E' orecchiabile, è carina, è un brano ruffiano. Molti dicono che il resto del disco è superiore a questo brano scelto come singolo. In realtà, trovo intelligente la decisione. Trovo azzeccato pure l'arrangiamento da "brano da facile presa sulla massa".
"Per poco che sia" è una canzone che fa il suo dovere. Cantata magistralmente, in alcuni punti è da pelle d'oca, tenera, dolce. In effetti, la voce di Mina è il punto forte del disco. La mia carissima amica Piera Pasotto dice sempre che Mina ha l'orchestra in gola. Ecco, questo disco ne è una prova. Mina canta, si arrangia da sola, fa sua ogni parola, e fa anche da orchestra. Mina potrebbe anche cantare solo con l'accompagnamento di un pianoforte come ha fatto in passato, tanto gli altri strumenti lei ce li ha nell'ugola. Da chiarire: dico questo, non sminuendo il lavoro degli ottimi musicisti che hanno lavorato a quest'album.
Un'altra canzone da ascoltare è "The end". Potrebbe b benissimo essere la sigla di chiusura di un programma di Renzo Arbore. Mina va su con la voce, Mina si diverte a "cantare come vuole", Mina canta dal vivo, Mina canta con grinta.
Comunque non tutti i brani sono all'altezza dell'artista. C'è a chi non convince l'arrangiamento, c'è a chi non convincono i cori, a me non convincono proprio le canzoni. Non tutte certo, oltre alle già citate, bellissima è anche "Datemi della musica".
"Inevitabile" era da evitare!
Il finale del "film" è da applausi, ma alcune scene della pellicola, potevano anche essere tagliate.
La voce di Mina è meravigliosa. Cioè, non si mordono la lingua coloro che dicono che Mina è la cantante più grande della musica leggera italiana. Mina, come è giusto, fa la cantante. E qui fa sentire la sua esperienza. Conosce la sua voce, sa come sedersi su alcune note, e come invece stuzzicarne altre.
Comunque, quest'album è diverso dagli ultimi di inediti. Forse, qualcuno non se lo aspettava. Forse molti, aspettavano il seguito di "Bula Bula", ma chi conosce Mina, sa che non ama ripetersi, anche se qualcuno sospetta che lei lo faccia involontariamente. No, non è vero.
La coppia Mingardi - Tirelli a volte funziona ed a volte no. Comunque, penso che hanno svolto il lavoro per quelle che sono le loro capacità. E sono stati bravi a cucire una serie di pezzi da far cantare a Mina. Ma a volte immagino una Mina alle prese con testi inediti di Battiato, di Mogol e Gianni Bella (che a Celentano hanno regalato dei brani straordinari), e di tantissimi altri valenti giovani, che conservano il sogno di ascoltare dalla Voce di Mina, un loro brano.
Non darei un voto all'album, perché "Bau" è come un libro con tredici capitoli, ognuno è diverso dall'altro, quindi dovrei prendere ogni brano e mettergli sopra il voto. Diciamo che nel complesso, apprezzo Mina perché riesce comunque sempre a stupire, mostra sempre di avere coraggio, mostra sempre il desiderio di cantare qualcosa che non abbia già cantato, o almeno, che non ha cantato allo stesso modo. E' un nuovo lavoro di Mina e si aggiunge ad un centinaio di album che hanno scritto pagine indimenticabili della canzone italiana.
Inoltre, se l'accoglienza per questo nuovo lavoro, è stata tiepida, un motivo ci sarà...
Ottavio
 
Bau. Un titolo. O forse qualcosa di più. Perché Mina in questo disco appare in una forma vocale quasi animalesca. Certo, i titoli della Signora sono sempre frutto di fantasia, slegati dalle atmosfere che si respirano fra le tracce del disco, ma in questo caso qualche assonanza c'è. Perché è ferina in "Sull'Orient Express", felpata in "Per poco che sia", sanguigna in "Nessun altro mai". Sentimenti animaleschi, prestazioni vocali, inutile dirlo, strepitose. Si è detto tutto sulla sua Voce. E anche il contrario. Ma è sempre una scoperta ascoltare nuove pieghe inaspettate nel suo canto, tra scatti improvvisi, sussurri, acuti lancinanti, raspini e imprecisioni che Lei tiene per rendere il tutto meno algido possibile. E ha ragione.
Come sempre. O quasi sempre.
Perché la Perfezione assoluta è qualcosa che non interessa. Stanca alla lunga. E Bau si nutre delle piccole imprecisioni per aumentare in calore.
Si inizia con "Mogol Battisti". Gradevole e semplice. Popolare nell'accezione più positiva del termine. E Mina la canta meravigliosamente. Degnissima anche la performance di Mingardi. Subito dopo si sale "Sull'Orient Express", un piccolo manifesto non-sense, con quell'adorabile sbruffone di Johnny che dorme tranquillamente su un biliardo. Assolutamente strepitosa. Potrebbe diventare un piccolo tormentone, se solo fosse pubblicizzata a dovere. Ma a Mina di vendere qualche copia in più non le frega niente. E in fondo queste son cose che a noi fan dovrebbero interessare poco.
Ancora un Johnny protagonista della terza traccia. Forse quella con il migliore arrangiamento, soprattutto nella parte finale, dove l’accompagnamento è magico e avvolgente. E il ritornellone rock irrompe inaspettato e benvenuto allo stesso tempo.
Poi arriva la classicità minosa. Forse un po’ fuori-luogo. Nessun altro mai è un bel pezzo, ma opulento, grasso, quasi da Mina anni ’80. Forse era il caso di puntare su un arrangiamento più scarno o su un’atmosfera meno pomposa. Resta il fatto che il ritornellone è molto coinvolgente, soprattutto quando subentra il coro, qui perfettamente inserito nel contesto, a differenza di Portati Via, dove a mio avviso sarebbero state più congrue le multivoci minesche. Alibi è uno dei pezzi che preferisco in assoluto: ottimo testo della esordiente cantautrice Anya, ritornello contorto e freschissimo al tempo stesso, arrangiamento in questo caso assolutamente funzionale. Quanto adoro la Mina così scura e notturna, che mi riporta indietro alle atmosfere di “Donna donna donna”. Un pezzo da 9 pieno.
“Per poco che sia” è l’esordio in musica di Axel Pani. Mina ci mette tutta la cura e l’attenzione possibile, ed è davvero, come qualcuno ha già scritto, un angelo vestito di luce. Carezzevole, moderna, precisissima. Senza troppi giri di parole. Qualche dubbio lo riserbo per il testo, ovvero la solita tiritera cerresca, troppo cerebrale per un pezzo dolce e toccante come questo. Avrei preferito una semplicità assoluta, anche qualcosa di tremendamente banale. Ma così è.
Finito di omaggiare il talento in erba del nipotino, Mina decide di salire sul palco, e lo fa con una carica pazzesca: “The end” è uno dei pezzi forti di Bau. Le atmosfere tipicamente retrò sono modernizzate da un suono assolutamente coinvolgente, con quei fiati potentissimi che sprizzano una carica infinita, e Mina asseconda il tutto con una verve da attrice navigata. “Gradisci un po’ di vino, o magari sbatto un uovo…”. Da oscar.
Altro giro, altra Mina. Questa volta drammatica. “Un uomo che mi ama” è davvero un’aria pucciniana, con protagonista una Lei, combattuta tra un amante corretto e sensibile e un antico amore “bugiardo e incosciente”. Siamo su un terreno molto battuto dalla Mina di sempre, ma il brano non annoia, anzi, cresce negli ascolti, anche grazie all’ottimo arrangiamento di Bongianni, mai invadente, sempre capace di sottolineare i passaggi decisivi e importanti della partitura. Mina è qui galattica. Ma c’è ancora bisogno di dirlo?
“L’amore viene e se ne va” ai primi ascolti mi era parsa abbastanza inutile. Con gli ascolti va migliorando sensibilmente. Non so perché ma mi riporta alle atmosfere di Vannelli e Bacharach, con quel ritornello malinconico. Credo che per valutarla meglio avrò bisogno di ulteriori ascolti. Spesso con Mina si riscoprono pezzi che inizialmente potevano apparire minori: penso a “La vita vuota”, “Non ho difese”, “Amanti” e compagnia bella. Canzoni che hanno bisogno di ascolti ripetuti per essere apprezzati pienamente. E qui apro una piccolissima parentesi. E’ vero che viviamo in tempo di assoluta fretta, di velocità supersoniche, ma io non riesco ad esprimere giudizi dopo pochi giorni. Ho letto commenti di persone che esprimevano il loro giudizio ( positivo o negativo che fosse) dopo un ascolto. Mi chiedo se sono io ad esser troppo lento oppure gli altri ad essere un po’ troppo superficiali. E’ probabile che la verità come sempre sia nel mezzo.
Ritornando a Bau, “Fai la tua vita” offre la prova vocale più ardita. Il pezzo è buono, ma qui avrei preferito qualche suono più moderno.
“Inevitabile” forse è il pezzo che mi coinvolge meno. Se dovessi dare la palma del brano più scadente la darei a questo pezzo, nonostante un bellissimo finale per fiati ( davvero molto coinvolgenti in questo caso) e un’ottima Mina, sospesa fra jazz e blues.
Ci si rinfranca subito dopo con “Come te lo devo dire”. Potentissima. Quando la Mina entra in disco per rifiutare le avances di un lui troppo insistente e pressante l’entusiasmo sale alle stelle. Sarebbe bello una Mina alla “Confessions on a dancefloor”. Se lo fa Madonna perché non lei. Ma credo che sia un sogno irrealizzabile. La Mina che covereggia è più dalle parti di Ella che non di Moroder e degli Abba. E non è sempre un peccato.
Finale scoppiettante. “Datemi della musica” è davvero una cattedrale, coma Mina ha annunciato dalle colonne de “ La Stampa”. Una di quelle prestazioni che ti entrano subito nel cuore. Non conoscevo questo pezzo di Mingardi e mi chiedo come non abbia avuto all’epoca il successo che meritava. Un rock puro e crudo intarsiato da un testo bellissimo ed emozionante. Mina qui è leggendaria. Quando parte con “E al mattino, dopo che il mondo, avrà sbadigliato le sue brutture, datemi, datemi della musicaaaaaa” il brividone parte spontaneo. Anche Mingardi non mi dispiace affatto, e il finale con le citazioni di diversi brani rock d’annata è efficace e d’effetto. Una degnissima conclusione per un disco sicuramente da promuovere a pieni voti. Sicuramente non piacerà a tutti. C’è chi vuole la Mina rock, chi la vuole samba, chi jazz, pop, in salsa africana. Forse l’unico augurio che possiamo fare a Lei e a noi è quello che continui a cantare, scegliendo quello che più le piace e la emoziona. Perché è questo che fa la differenza. Bau.

P.S. Scusate se son stato troppo prolisso. Ma con Mina non si finirebbe mai di scrivere...