Ricordando Claudio Villa

 

 

di Ottavio Buonomo

Venti anni fa, Claudio Villa cercò il suo sentiero nel cielo, un sentiero che illumina i cuori, come egli stesso cantò nella metà degli anni Cinquanta.

Claudio Villa è stato, ed è tuttora, uno dei personaggi più grandi del mondo della canzone italiana. Estremamente estroverso e sincero, una delle sue ragioni di vita era la sua professione, quel canto che lo ha accompagnato per tanti anni, e che ha fatto da colonna sonora a moltissimi italiani. Anche di quegli italiani, che oggi, lo hanno dimenticato. Ho letto di tutto su Claudio Villa, è stato detto anche di tutto, cose che non fanno altro che offuscare l’immagine di uno dei più grandi interpreti che abbiamo mai avuto, una voce forte come il suo carattere, una vocalità unica, una dizione inconfondibile, uno sguardo che affascinava e catturava l’attenzione. Sicuramente il re, o meglio il "reuccio" della canzone italiana, non ha avuto una carriera serena, dal momento che il suo repertorio è stato sempre contestato, forse più per moda e per conformismo, che per gusto o per competenza.

Le sue prime incisioni sono della prima metà degli anni Quaranta, infatti vi è una "Bianca paloma" del 1943, ed una "Gentile signora" del 1946 (pubblicate in produzioni postume curate da collezionisti di Claudio Villa), ed il suo primo disco arriva nel 1947, ci sono due canzoni che sembrano aprire le porte a quelli che saranno poi i temi che caratterizzeranno principalmente i brani del suo repertorio. Le due canzoni sono "Canzoncella" e "Serenatella dolce e amara". Di "canzoncelle" Claudio ne ha interpretate tante, dare il numero preciso è impossibile. Pensiamo ad esempio a quante versioni esistono di "Amor, mon amour, my love" tra incisione originale e quelle successive (comprese versioni in giapponese e spagnolo), a quante diverse incisioni nel giro di pochi anni sono state realizzate di "Buongiorno tristezza", quella originale portata al Festival di Sanremo (la prima vittoria di Villa) è del 1955, ma solo due anni dopo ne abbiamo una incisione differente, senza contare poi quelle dal vivo, quelle pubblicate dopo la sua scomparsa (come una versione di quasi sette minuti edita in un album curato da Dario Salvatori con le interpretazioni dal vivo del quinto festival della canzone italiana, in cui Villa interpreta il brano citato ed anche "Il torrente" che si classificò al secondo posto). E con Sanremo, Claudio Villa ha vissuto sempre un rapporto di amore e odio. Lui partecipava per vincere, come tutti del resto, anche se c’è chi si nasconde sotto l’ipocrita espressione "L’importante è partecipare". A Sanremo si va pure per vincere. E di Sanremo, il reuccio ne ha vinti ben quattro (1955 – 1957 – 1962 – 1967), in coppia con le voci melodiche di Tullio Pane e Nunzio Gallo, con lo straripante Domenico Modugno (che aveva già allargato le braccia gridando "Volare!" quattro anni prima) e con l’aquila Iva Zanicchi.

Claudio Villa ha inciso tante serenate e serenatelle (Serenata celeste, Serenata alla mia bella, Serenata per sedici bionde, Serenatella ‘e maggio, Serenata arrangiata, Serenata messicana, Serenata del somarello, Serenatella sciuè sciuè, Serenata a Daina, Serenata ad un angelo, Serenata serena, Serenata a Roma mia, Serenata al mio bambino, Serenata a Firenze, Serenata a un core…), ha attinto da repertori di illustri colleghi come Renato Carosone, Mario Del Monaco, Tito Schipa, Nilla Pizzi, Domenico Modugno, Mina, Paul Anka, Bruno Lauzi, Alberto Rabagliati, Carlo Buti (che considerava il suo maestro) ed anche Frank Sinatra, Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Alberto Sordi e i Beatles. Ha cantato un brano con la firma di De Andrè. Un altro grande romano, Renato Zero, ha scritto per lui "Buon compleanno". Ha cantato Totò (Malafemmena – Con te – Sulo – Core analfabeta – Mariarosa) e "’A vucchella" di Gabriele D’Annunzio. Ha inciso un disco di canti della malavita romana, una antologia della canzone italiana, un doppio album con hits internazionali, un disco dal vivo alla Carnegie Hall di New York. Memorabile la sua trasmissione "Concerto all’italiana" del 1980, con una grandissima orchestra diretta dal maestro Ciangherotti che lo ha accompagnato nell’interpretazioei di più di più di cinquanta brani. Ha girato 28 film quasi tutti da protagonista. E’ stato uno dei pochissimi italiani che negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta si è esibito in Cina, Giappone, Russia e Stati Uniti.
Perché scrivo queste informazioni? Perché penso siano un valido riassunto di ciò che è stato Claudio Villa. E’ stato ma, lo sarà sempre, infatti se a venti anni dalla sua scomparsa, avvenuta quando io avevo un anno e mezzo, mi trovo a scrivere di Lui, un motivo c’è. E come me, Claudio vive beatamente nel pensiero e nel ricordo di tutti coloro che lo apprezzano, lo cantano, lo interpretano, e sono orgogliosi di aver avuto in Italia un vero artista quale era.

Le sue canzoni sono di difficile reperibilità. Pochissime, rispetto al suo repertorio, le incisioni edite su compact disc. Vi è comunque abbondanza di quelle raccolte di “meglio” che altro non sono che l’assemblaggio di diverse registrazioni, senza capo né coda, senza cenni precisi su data di incisione. E’ possibile anche che in alcune di queste raccolte, le canzoni siano presentate con un titolo diverso da quello originale. Ma ciò non accade solo per Claudio Villa. Sicuramente non sarà difficile trovare canzoni come "Un amore così grande", "Granada", "Serenata per sedici bionde", "Non ti scordar di me", "Corde della mia chitarra", "Chitarra romana", "Arrivederci Roma", "Binario" e "’O sole mio", che sono sicuramente i suoi successi maggiori, ma che non aiutano certo a far scoprire alle nuove generazioni il mito Claudio Villa.

Mi chiederete: Ma alle nuove generazioni cosa importa del repertorio di Claudio Villa? Se qualche canzone piace, magari, provano a scaricarla da internet, se ne conoscono il titolo. Cosa vuoi che importa ai giovani di "Piccola Butterfly", "Silenzio cantatore" o "Se io fossi milionario"? ... La risposta è semplice: ai giovani non importa perché non c’è nessuno particolarmente interessato a fargliene importare. I giovani vengono molto influenzati da ciò che li circonda, dalla pubblicità, dai mass media, dai programmi televisivi, dagli argomenti discussi in internet. Di Claudio Villa ne parlano pochi, gli omaggi in suo onore vengono fatti in sordina (purtroppo), in televisione sempre più rari sono i passaggi in cui viene nominato.

Qualcuno ancora potrà dire: Ma Claudio Villa ormai appartiene al passato. Ma quando mai! Allora anche la Gioconda di Leonardo appartiene al passato? Anche Mozart appartiene al passato? Anche i melodrammi di Ruggero Leoncavallo appartengono al passato? Anche la cappella Sistina appartiene al passato? Non c’è niente di più sbagliato che dare la colpa al passato. Il paragone con le opere d’arte e con i personaggi citati è d’obbligo, perché anche Claudio Villa, nel mondo della canzone, con la sua voce, ha portato arte. E’ da considerarsi arte "Il mio primo angelo". Sono da considerarsi arte alcuni passaggi e modulazioni vocali di "Caro amore". Sono da considerarsi arte le note che Claudio Villa raggiunge in alcune canzoni e l’interpretazione verace che offre in alcuni pezzi dialettali. Claudio Villa è stato, è e sempre sarà una pietra miliare della nostra canzone, checché se ne dica, checché se ne pensi, checché se ne scriva.

Claudio Villa che rapporto aveva con i giovani artisti? Meraviglioso, apprezzava le novità, e soprattutto si aggiornava su tutto ciò che di nuovo offriva il panorama della canzone italiana. Molti pensano che Claudio Villa fosse contro i giovani artisti e lo hanno anche affermato, ma niente di più sbagliato. Claudio Villa è stato uno dei primi a credere in un "certo" Umberto Bindi, è stato un artista che ha cantato in coppia con quelle che all’epoca erano promesse della canzone, nelle sue tournee ha ospitato giovani artisti.

Claudio non è mai mancato ad un appuntamento con i suoi fans, con quei giovani artisti che volevano seguire le sue orme o che volevano entrare nel mondo della canzone. Claudio Villa mal sopportava una certa categoria di giovani artisti, quelli che arrivati al successo, tanto denaro chiedono per cantare poi in playback. Le sue parole in una "Domenica in" condotta da Pippo Baudo furono più o meno queste: “Per andare da qualche parte, ci sono artisti che chiedono tantissimi soldi, ma proprio tanti, e poi fanno partire la base. Ma almeno, con tutti questi soldi che prendi, canta no?”. Al successo non si arriva bruciando le tappe, perché altrimenti dura meno di quello che ci si può aspettare. E lo conferma il fatto che io sto parlando di Claudio Villa a venti anni dalla sua scomparsa.
In una trasmissione televisiva Villa parlò bene di Giuni Russo, in un’altra si scagliò contro Adriano Celentano, anche se in realtà la "guerra" tra i due non è mai stata così accesa come si pensa, sicuramente ognuno rispettava il lavoro dell'altro, anche se i due stili, quindi i due generi erano completamente diversi. Uno rappresentava la tradizione e l'altro l'innovazione. Il molleggiato aveva un carattere forte, Claudio lo stesso. Ma comunque, un ricordo che conservo di loro due, è una stretta di mano all'americana, dove i sue sorridono alla macchina. Dietro Claudia Mori li guarda divertita. Claudio Villa comunque cantò le canzoni di coloro che venivano definiti "urlatori", incise brani di Tony Dallara, che lo stesso Villa citò nella sua "Firenze in rock": Tre menestrelli del Quattrocento come d’incanto sull’Arno d’argento tornati son qua, modernizzati, così aggiornati, fan serenate cantate ed urlate con il cha cha cha. Che succede a Firenze stasera, la gente si chiede, canta il Davide con voce chiara alla Tony Dallara. I menestrelli dinoccolati hanno già comprato sassofoni, trombe e un moderno juke-box, però di notte sotto ogni verone quei menestrelli cantano gli stornelli alla Claudio Villa.

E Claudio di stornelli ne ha cantati tantissimi… appassionati, pizzicosi, a dispetto, a mezza voce, a piena voce, romani, all’italiana, alla toscana e a pungolo. Memorabili i dispetti all’antica cantati in televisione con Gabriella Ferri e la "stornellata romana" con Renato Rascel. Divertenti anche le sue partecipazioni ai programmi di Renzo Arbore e la sua interpretazione ne “I tre moschettieri” nella parodia del Quartetto Cetra (dove tra l’altro canta con Nilla Pizzi una parodia di "Grazie dei fiori", la canzone vincitrice del Primo Festival di Sanremo). Ed è con il quartetto Cetra che Villa in televisione propose una spassosa fantasia dei suoi pezzi più famosi.

Claudio Pica (questo il suo vero cognome) ha vissuto intensamente. "Una vita stupenda" è il titolo del suo libro, scritto poco prima della scomparsa. Villa da bambino ha fatto tantissimi lavori, ma la passione per il canto ha avuto la meglio su tutti gli altri. La mamma Ulpia, tenera e dolce, incoraggiava il giovane Claudio, e una volta, parlando con un impresario teatrale suo conoscente, disse incitandolo a fissare un provino “Ascoltate mio figlio! Ha la voce di un usignolo”. Claudio Villa è stato ed è l’idolo di artisti come Massimo Ranieri e Gianni Morandi.

Io mi sono avvicinato all’arte di Claudio Villa poco più che bambino, non avevo nemmeno dieci anni, e ascoltavo in registratore la voce di Claudio Villa. All’epoca avevo solo due musicassette, e le ascoltavo dalla mattina alla sera. Guardavo l’immagine di Claudio Villa in copertina, un Villa sulla cinquantina, elegantemente vestito, fotografato nel cuore di una sua interpretazione. La voce di Claudio Villa la sentivo in cuffia, e quelle note attraversavano tutto il mio corpo. Ero un bambino, ma ascoltavo "’Na gita a li castelli", "Casetta ‘de Trastevere", "Granada", "Mexico" e mi piacevano. Cominciai a cantarle anche io quelle canzoni, e le canto ancora oggi. La mia voce è cambiata, non è più quella di un bambino, ma il cuore si, ed ogni volta che ascolto Claudio Villa, per me è una scoperta. Con il tempo, ho imparato ad apprezzare e conoscere il mito. Ho corso in bicicletta con la sua voce. Ho cantato sue canzoni come se me l’avesse insegnate personalmente. Ho vissuto dei giorni in compagnia della sua voce. Il suo concerto d’amore è eterno. Il suo concerto per chi non ama ha un numero indefinibile di brani in scaletta. Il suo concerto alla vita non potrà mai essere interrotto…

Grazie Claudio! ...
 
7.02.2007