"Mina"

… Che cosa sei!?!

Teatro Smeraldo

Milano 30 settembre 2006

 

* * *

"Mina" … Che cosa sei!?!

Tributo alla grande cantante italiana

"Mina"

Idea originale di

Elena Roger e Valeria Ambrosio

Regia di

Valeria Ambrosio

Direzione musicale di

Gabriel Goldman

Con

Ivanna Rossi e Dan Breitman

E la partecipazione straordinaria del tenore italo-argentino

Carlos De Antonis

Musicisti:

Gabriel Goldman

(pianoforte)

Lucas Gonzalez Yacamil

(basso)

Javier Lopez Del Carril

(chitarra)

Osvaldo Tabulo

(batteria) e la partecipazione straordinaria di Giulia Bizzi (violino)

Tour Manger: Franco Ambrosio e Gabriele GambiniProduzione Tour: MP Producciones, Mariano Pagani, Maria Vileda e Maria Sope

ñaStage manager: Leonardo GaetaniScenografia: Ana RepettoLuci: Sandro PujiaResponsabile luci: Hernan RegoSuono: Mariel OstrowerCostumi: Julio Cesar – Matias BegniCoreografia: Sebastian CodegaResponsabile tecnico: Alejandro KrucinskyGrafica: Clack Studio SRLProduzione esecutiva: Constanza MiguelProduzione generale: Maxi Ambrosio

L’intero spettacolo è dedicato ai

Genitori e a Leandro Troccoli *

* Dati presi dal libretto di presentazione dello spettacolo.

 

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Reportage sullo spettacolo

By

franco lo vecchio

I edizione 09 ottobre 2006

(Ultimo aggiornamento 11 ottobre 2006)

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L’estrema sintesi del "Preludio"

"Mina … Che cosa sei!?!"

– tributo alla grande cantante italiana – come recita il libretto di presentazione dello spettacolo argentino approdato per la prima volta in Italia a tre anni dalla sua nascita. Uno spettacolo che nasce da un’idea di Elena Roger e Valeria Ambrosio.

Il musical

"Mina … Che cosa sei!?!" , più che al personaggio Mina, è un tributo alle canzoni di Mina e si sviluppa attorno all’amore contrastato di una coppia di giovani: Ivanna Rossi , ventisettenne argentina di origini italiane, e Dan Breitman. Le canzoni di Mina sono una base per costruire momenti di genialità artistica che spaziano dalla drammaticità di alcune scene all’ironia, dai movimenti del corpo alle musiche, dal contrasto delle luci alle scenografie. Niente che si richiami agli artifici hollywoodiani, ma tutto sapientemente e coraggiosamente messo insieme, non per stupire, ma per risalire, attraverso le canzoni, a Mina. Sono le stesse canzoni che ci hanno accompagnato, almeno alcuni di noi, per tutta la vita. Nello spettacolo Mina non c’è. Non poteva esserci. Sarebbe stata una goffa e ridicola imitazione come i maldestri tentativi che avvengono qui in casa nostra. Si sono sbagliati quanti si attendevano imitazioni di Mina. Neanche "Un’ombra". Neanche uno di quegli spettacolari gesti del congiungere l’indice col pollice e far ruotare la mano. Niente braccia aperte. Niente occhi spalancati. Niente evocazioni di scene da Caroselli Barilla o da "Sabato Sera". Il musical ha re-inventato tutto. Ri-arrangiato. Ri-visitato. Ri-visto. Il tutto senza la pretesa di eguagliare o superare Mina. Solo omaggio alle sue canzoni. Molte scene sono state davvero geniali. Penso alla scena de "Lo shampoo" o quella di "Parole parole". Penso a certi interventi nella scenografia come il baule, il telaio o l’altalena. Penso alla mastodontica maschera che sovrastava l’intera scena. Ma come non pensare all’orchestra? Come non lasciarsi rapire dal fascino dei due giovani protagonisti? Una domanda che mi sono chiesto prima, durante e dopo lo spettacolo: "Mina si sarebbe divertita?". E’ difficile entrare nella sua testa, ma se posso avanzare una delle mie sconclusionate ipotesi, penso che dietro "Le rideau rouge" Lei possa divertirsi. E’ un musical messo su da giovani pieni di entusiasmo, con tanta voglia di comunicare, di trasmettere qualcosa nella quale hanno creduto fino in fondo e che in patria, in Argentina, è stato riconosciuto più volte. Anche la platea affollatissima dello Smeraldo, applaudendo, ha riconosciuto la validità dello spettacolo.

Lo rivedrei ancora? Perché no! Lo rivedrei per "5043" serate consecutive. Se mi guardo attorno, se guardo persino questo sito, che pretende essere un omaggio a Mina, mi sento goffo e sciocco. Non sono all’altezza di rendere omaggi e tributi a Mina. Loro, questi cari amici argentini, hanno saputo farlo meglio di me, meglio di tutti noi messi insieme. A loro il mio sentito "grazie", a loro il più disinteressato plauso.

P.S.: A seguire il reportage. Chiunque ritenga avvalersi de "Il diritto di annoiarsi" si accomodi pure e legga il mio lungo sproloquio grafomane.

 

Parte II

Il "Preludio" al primo movimento del mio "diluvio"

 

PREMESSO CHE LO SPETTACOLO E’ DA VEDERE E NON DA LEGGERE,

Qualcuno ricorderà un articolo de La Nación, quotidiano argentino, che parlava del musical "Mina… Che cosa sei!?!" e che il buon

Lele Cerri aveva inserito nell’album del sito ufficiale di Mina. Da allora, sono rimasto incuriosito per saperne di più. Già allora auspicavo che lo spettacolo un giorno potesse approdare qui da noi in Italia. Sono trascorsi tre anni e solo a luglio è uscita la news che annunciava l’arrivo in Italia del Musical tributo a Mina. Luigi Proto, nostro benemerito collaboratore, ce ne dava notizia. Tutta l’estate è stato un continuo susseguirsi di comunicati che il Minaforever ha raccolto.

Un giorno – per via del tutto misteriosa – è arrivata una e-mail di Constanza Miguel con il comunicato stampa ufficiale dello spettacolo. Così come abbiamo fatto con altri, abbiamo dato il massimo di risalto nella nostra Bacheca (forum).

Abbiamo creduto subito alla validità di uno spettacolo che dalla lontana Argentina si spostava qui da noi in Italia. Due Paesi distanti. Lontani geograficamente, ma due Paesi che hanno in comune tanto. Non dimentichiamo la presenza di numerosi italiani emigrati lì, già nel secolo scorso, in cerca di fortuna. Non dimentichiamo che quel Paese ha subito una delle peggiori dittature. Non dimentichiamo i Desaparecidos. Ricordiamoli! Onoriamoli! Siamo vicini e solidali alle Madri de Plaza de Mayo. C’è, viva Dio, un’Italia che è dalla parte di quegli argentini che hanno sofferto. C’è un’Italia che ama quel lontano Paese grazie anche alle immortali musiche ed opere di Astor Piazzola con il quale Mina si è esibita nella splendida e drammatica interpretazione di

"Balada para mi muerte" (VIII Puntata di "Teatro 10" del 13/05/1972). Non dimentichiamo la grandissima Mercedes Sosa che ha sempre avuto ammirazione per Mina! Non dimentichiamo l’amore e la passione di argentini ed italiani, e non solo loro, per Mina. Mina che, inconsapevolmente e suo malgrado, diventa collant, comune denominatore che unisce. L’arte è un valore universale ed essendo tale non può non accomunare persone diverse per cultura, età, sesso, ceto sociale o provenienza geografica. Persone divise da oceani, da catene montuose, da "Terre lontane", ma che si uniscono sotto la potenza suprema della sua voce. La voce di Mina. Quella voce che rappresenta la realizzazione del concetto di bello. La sua voce è bellezza dello spirito. E’ essenza d’amore. Una voce che si ascolta una sola volta e se ne resta incantati per sempre. Lunga, quasi cinquantennale, la sua carriera. Non è questa la sede per percorrere, neanche sinteticamente, le variegate tappe artistiche di Mina. Milioni di persone nel mondo sono state ammaliate dalla sua voce, dal suo fascino, dal suo carisma. Registi, attori, scrittori, cantanti, critici si sono spesi in questi lunghi anni per lei. Ma su tutti, il suo pubblico vastissimo che continua a seguirla e ad amarla. Nonostante Lei pensi tutto il contrario. Nonostante Lei non nutra particolare attenzione o simpatia per coloro che, come me, la "divinizzano". No! Mina non ama i suoi "Amanti di Valore"! Ama il silenzio. L’anonimato. La pacatezza. E’ tutto ciò può avvenire nell’assenza totale di una sua immagine, di un suo spot, di una sua canzone o di un suo semplice acuto. Ma quando uno solo di questi elementi entra sulle nostre scene, noi perdiamo qualsiasi forma di controllo. E’ Mina! E’ una mina che esplode dentro l’anima. E non starò a giustificare il mio amore per Lei perché non voglio nulla in cambio se non ciò che il caro Edison Gonzalez ha voluto di Lei: "sentire la sua voce nell’alto dei cieli e solo allora rendersi conto di essere in paradiso".

Mina è qui! La sua voce è già il nostro "paradiso". Non mi stupisco allora che un musical, tributo a Mina, inizi con un inno sacro: "Magnificat". Perché Mina è la Magnifica, la suprema!

Parte III

"Magnificat"

Il 2000 è stato un anno storico a livello planetario. Ho solo due sublimi ricordi di quel anno: il festeggiamento spettacolare nella piazza centrale di Brescia e "Dalla terra": l’album con testi sacri interpretati da Mina. Non appena ho sentito il "Magnificat", eseguito da Mina, ho avuto la sensazione che mai una voce umana mi avesse scosso in tutte le parti del mio corpo e del mio spirito, come in quel momento. Mina non era più la Mina di "Amor mio" o di "E poi…" o di altre perle da lei interpretate. Mina superava se stessa fino a toccare livelli altissimi. Il "Magnificat" era diventato, da quel momento, il mio rifugio, il fonte battesimale in cui purificare il mio spirito:

"Magnificat anima mea, magnificat

Dominum

Et exsultavit spiritus meus in Deo…"

A volte, ho anche pianto ascoltando questo sublime inno di pace e di amore. Mina oggi e da allora è racchiusa in quel "paradiso" di bellezza che si chiama "Magnificat". Niente di meglio allora, se un giorno avessi incontrato Mina, di salutarla con un "Magnificat". Quel giorno è arrivato il 12 settembre 2001 (The day after 11 settembre) alle ore 16.13 qui a Brescia. Ho congiunto le mani, come usano i buddisti, ho chinato il mio capo e sono riuscito a pronunciare quel "Magnificat" a Mina che mi ha sollevato con un "Grazie". E’ stato, insieme alla nascita dei miei figli, il più solenne momento della mia vita.

Quindi, per non annoiarvi ulteriormente con la mia "esaltazione", penso che il più grande tributo che si possa fare a Mina sia il "Magnificat". Poi si possono fare tutti i percorsi che si vogliono. Ho trovato, quindi, giusto, appropriato, intelligente far precedere il Musical tributo a Mina, e sottolineo a Mina e non alle sue canzoni, con il "Magnificat".

 

Penso, e posso sbagliarmi, che questo sia il solo tributo rivolto all’artista Mina e, a mio avviso, i nostri amici argentini non potevano fare scelta migliore. Questa scelta è la migliore per eccellenza.

E’ nel "Magnificat"che Mina "esulta" lo spirito in Dio. E’ con il "Magnificat" che Mina ci "esulta", ci eleva dalle petitesse, ci fa partecipi del "bello".

Parte IV

Il tributo, attraverso le canzoni, a Mina

Se smarrite il filo di Arianna, rischiate di essere divorati dalla mia grafomania. Rischiate di non capirci nulla. Tenete il filo ben saldo nella vostra memoria.

Ero arrivato davanti lo Smeraldo di Milano con quasi due ore di anticipo venendo da Brescia.

Non appena entrato nella hall, mi sono dato al "furto" palese dei volantini per appagare quella avidità minosa che non ha fine. Sono piccole grandi cose che poi si regalano agli amici. Si perde ogni pudore quando si deve chiedere la locandina. Si è disposti a tutto.

I miei occhi si erano posati su delle magliette azzurre con il logo dello spettacolo

"Mina … Che cosa sei!?!". Senza pudore, appunto, ho chiesto dove le avessero acquistate. Ohimé! Scemo totale! Privo di qualsiasi gesto diplomatico. Mi ero imbattuto nello staff. Le magliette non erano in vendita. Né torrenti di lacrime né tanto meno tentativi di sequestro mi avrebbero dato una di quelle magliette. Nel proseguire i miei giri di valzer insolenti, sono finito davanti la dolcissima Constanza Miguel. La mia proverbiale invadenza non mi ha impedito di parlare con Lei e con il suo gruppo come se ci si conoscesse da anni. A dire il vero, ho sempre avuto una particolare simpatia per i latino-americani. Aggiungiamo per gli ispanici. Ecco perché "Adoro" la Mina ispanica.

Un po’ con l’allure investigativa (la stessa che contraddistingue una mia sventurata creatura pennuta), ho cercato di capire. Conoscere l’altro è un’esperienza umana alla quale tutti dovremmo attenerci. "Conoscere per deliberare". I miei interlocutori erano vestiti col saio dell’umiltà. Il cosiddetto "fan di Mina" forse recava un po’ d’imbarazzo. In effetti, hanno brutta fama: "sono i più meticolosi"! Ma, forse, è noto a pochi: io non sono un "fan" di Mina. Sono eccentricamente, se volete bizzarramente, un "devoto", un "amante di valore". Amo ciò che Mina mi trasmette con le forme decise da lei. Se poi il sogno di vederla cantare dal live, non avverrà mai, è un altro capitolo.

Constanza, ma anche i suoi amici, tenevano molto a sminuire il loro lavoro. Non hanno espresso alcun segno di megalomania, di pretesa di far da controfigure a Mina, di avvoltoi che sbranano Mina. Nessuna rivendicazione! Nessuna speculazione! Umiltà allo stato puro. Ricerca soltanto di persone che, con loro, avrebbero condiviso quel momento di "tributo" a Mina. Hanno cercato e cercano solo un momento di comune condivisione di una passione. Tutto qui! Nient’altro che condivisione di un amore per Mina.

"Ma il DVD che avete inviato a Mina, lo vendete?" – E’ stata la mia domanda irriverente! Loro, quasi stupiti, mi hanno risposto che non avevano pubblicato alcun DVD. Quello inviato a Mina, di cui ci aveva riferito la stampa, era solo un loro prodotto. Niente da mettere in commercio! Ad altri il ruolo di mercanti del tempio! Quelli cioè che speculano rivendendo, per fare un esempio, un vecchio vinile ad 800 euro. Esclusi i negozianti, per dissipare ogni dubbio! Loro, loro, i nostri amici argentini, così diversi e così distanti da tutta quella corte dei miracoli italiota che, nel nome di Mina, ipoteca l’anima al diavolo. Consultare titoloni e prime pagine di certi giornalacci o vedere repliche di repliche di repliche per estorcere lo zero virgola uno di share in più al concorrente. Non apriamo un capitolo triste!

 

Il tributo a Mina. Il tributo, attraverso le canzoni, a Mina. E così mentre starnazzavo, come l’oka giuliva dura a morire dentro me, sono arrivati i "minosi" e "minologi" d.o.c. : Mario Rossi e Franco Ghetti dall’Emilia-Romagna. Ancora domande e qualche foto ricordo. Scambi di simpatia. Poi ci hanno raggiunto la milanese Nadia e l’emiliana Francesca Galafasso. La hall dello Smeraldo era strapiena. Fila alle casse. Gente fuori. Noi fremevano per entrare. Finalmente è arrivata la Piera Pasotto con tutto il suo seguito. Siamo entrati sventolando i nostri biglietti prenotati con largo anticipo da Nadia.

 

Nella mia mente le eliche del "Tiramolla" che, frullavano sempre lo stesso mantra "Ma Lei, si rende conto? Ma Lei, se caso mai dovesse tornare? Ma Lei…?".

E’ vero, la stampa ha parlato molto dello spettacolo argentino, ma quel nome, quel nome composto da due consonanti e due vocali, era lì "a scatenar tempesta".

Bisognava lasciare Mina fuori dallo Smeraldo. Dare "Un colpo al cuore". Mina non c’era. Lì c’erano degli artisti argentini che, come noi, amavano ed amano Mina. Volevano e vogliono condividere con noi il "tributo".

Così, con questo spirito, sono entrato tra le rosse poltrone dello Smeraldo dove ci raggiungevano Edy e Danielino dalla Brianza, Francesco di Milano, Osvaldo venuto appositamente da Roma e Rita Madaro dalla lontana Taranto. Si era lì. Io impastoiato nelle mie solite attrezzature fastidiose. In sottofondo si "spandevano" nella rossa platea, i brani di "Dalla terra".

Parte V

Si spengono le luci, inizia lo spettacolo

 

Dopo alcuni minuti, quando la platea si era riempita, si sono spente le luci.

"Magnificat anima mea, magnificat

Dominum

Et exsultavit spiritus meus in Deo

Salutari meo.

Magnificat, magnificat…".

Ivanna Rossi

, una dei due protagonisti, intonava i versi tratti dal Vangelo di Luca issata su un lungo simulacro a mo’ di monumento a Mina. Una sorta di obelisco, di colonna Traiana. Diciamo più semplicemente, una sorta di maschera sormontata da un’enorme parrucca sospesa in aria.

La scena si presentava , per altri versi, bucolica con fogliame dentro il quale penetravano fasci di luce. Dietro l’azzurro. L’idea di infinito. Su un promontorio, era sistemata l’orchestra con tre elementi: basso, chitarra e batteria. In basso, il pianoforte. Senza collocazione fissa, la giovane violinista. All’estrema destra del palco, era sistemata un’altalena ben visibile solo ad una parte di pubblico. Mi fossi collocato nel mio alveo politico, forse avrei potuto ammirare la dolcissima Ivanna quando si dondolava. Sarà per la prossima volta.

Erroneamente ci si aspettava l’esecuzione integrale del "Magnificat". Qui dovrebbe trovare riscontro la mia tesi: "Magnificat" come saluto, come omaggio a Mina, subito dopo lo spettacolo.

Il "Magnificat", infatti, è interrotto bruscamente da un baldo giovanotto di appena 23 anni,

Dan Breitman, che, attraversando la platea, sale sul palco con una bicicletta.

Da questo momento ha inizio la storia di un amore tormentato tra Ivanna e Dan. I nostri due protagonisti principali. Inizia quello stesso gioco, fatto di titoli e versi di canzoni di Mina, così caro ad alcuni di noi.

Ivanna, vedendo il bel giovane, lo interroga cantando "Ma dove vai bellezza in bicicletta…?".

Niente è recitato. Tutto è basato sui testi delle canzoni di Mina che sono cantati, drammatizzati di volta in volta sempre con un pizzico di genialità.

Tenete stretto il filo di Arianna per non perdere l’intreccio amoroso che si sviluppa sulla scena tra i due protagonisti.

Il giovane fischia alla fanciulla, la quale contraccambia con un "amore impazzisco di gioia se vedo passeggiar nel vento le mille bolle blu…".

La scena si impreziosisce con le bolle di sapone che, grazie agli effetti speciali delle luci, si colorano di blu. Le stesse bolle torneranno ancora. Ma la fanciulla, volteggiando tra le bolle, incamera "un sassolino nella scarpa".

Coup de théâtre! Ci si aspettava la solita carrellata di canzoni tributo ed, invece, è una sorta di puzzle canoro fortemente ironico. Il motivo non è quasi mai eseguito dall’inizio fino alla fine. E’ un medley. Un mix di motivi minosi che contrassegnavano la "Historia de un amor" tra i due protagonisti. Una ripetizione che giova ad una più efficace comprensione del musical.

"Se c’è una cosa che mi fa impazzire".

Movimenti di gambe e di braccia della fanciulla senza la pretesa di imitare. Movimenti solo per indicarci che il giovane, che la fa impazzire, si chiama "Renato" (Da questo momento, per nostra comodità, chiameremo Dan Breitman col nome di Renato). Cosa Ivanna può volere dallo charmant, atrayente Renato, se non "Briciole di baci"?

Il giovanotto non sembra interessato. Allora, la fanciulla torna alla carica con un pressante "Quando dico che ti amo". Il crescendo strappa alla platea il primo applauso. Platea che non si è fatta più sollecitare, quando si è resa conto di avere davanti degli artisti e non dei goffi ed insopportabili imitatori, controfigure che, non avendo personalità, possono solo approdare ad "isole" e velleità simili!

Falliti tutti i tentativi briosi, la nostra cara ragazza si è data a qualcosa di più drammatico: "Indifferentemente".

Struggente l’arrangiamento con l’introduzione della fisarmonica. Non basta la seducente canzone napoletana. Ivanna si rifugia sull’altalena per eseguire "Amaro è o’ bene". Molto drammatica. Brava. La sua voce si impone nell’oscurità della scena. Solo un fascio di luci si proietta sull’orchestra. La ragazza è nell’eremo dell’altalena. Isolata. Non le resta che raccogliersi con "La voce del silenzio". Tentativo ultimo prima di scoppiare a piangere. A questo punto, il bel Renato si avvicina ipotizzando quel "Se piangi, se ridi". Dolcissimo con quella coppola che lo fa guappo. Garzoncello. Garçon musclé. Muchacho musculoso e al contempo dolcissimo biscottino da divorare. La platea applaude.

La fanciulla, commossa, gli dichiara: "Mi sei scoppiato dentro il cuore".

Non è scoppiato solo il suo cuore, ma anche un temporale con tuoni e fulmini. Cambio di luci e di azioni. E’ il momento più ironico, ma anche il più originale dello spettacolo: la scena de "Lo shampoo".

Parte VI

"Lo shampoo", il baule e le "Parole parole"

La scena dello shampoo avrebbe divertito tanto il caro ed indimenticabile

Giorgio Gaber. E presuntuosamente, credo anche Mina, perché la sento ancora in questo momento ridere proprio dietro "Le rideau rouge".

La nostra protagonista fa "Lo shampoo" in un baule adattato a doccia. Lo apre. Il coperchio si trasforma in una sorta di armadietto con tutte le bottiglie di shampoo di diverso colore (verde, giallo, rosso, bleu…). Prima di entrarvi, stende un tappetino, tira su il braccio della doccia. Gioca con gli oggetti evidenziando la gestualità, ma soprattutto alternando i registri della voce.

La musica scandisce ogni nota, ogni gesto creando una perfetta simbiosi tra l’interprete, gli oggetti e il pubblico. E vi "garantisco" che sto vedendo Mina ridere! Siamo di fronte al capovolgimento dei nostri stereotipi che hanno ammirato le gambe kessliane o minose con i piedi saldamente a terra. Qui i piedi della nostra Ivanna sono in aria perché lei è sprofondata dentro il baule. Le sue gambe, coronate da bianche scarpette con tacco a spillo, gesticolano come se pedalassero a ritmo di musica. Diventano protagoniste catalizzando tutta l’attenzione del pubblico.

A questa mimica non può mai essere resa giustizia dalla mia spennacchiata penna di grafomane. E se dall’alto, piovono ancora le mille bolle blu, dal baule coriandoli argentati fuoriescono come se fossero acqua. Tanta di quell’ acqua che lo stupito Renato ha dovuto ripararsi "Sotto l’ombrellino". Si conclude la scena con una improvvida richiesta del phon. Mentre la platea applaude a scena aperta, Renato (non dimenticate che si tratta di Dan, l’altro protagonista) porge il phon lasciandolo scivolare nell’acqua con tutte le conseguenze del caso.

Accertata la drammatica e presunta fine della ragazza, dopo aver versato qualche lacrima, Renato chiude il baule come una pietra tombale, tira fuori un "pizzino", un biglietto ed una penna, si accovaccia sul baule ed inizia una singolarissima interpretazione di "Parole parole". L’orchestra suona le note che ci riconducono al tema dello spettacolo

"Mina … Che cosa sei!?!".

"…Che cosa sei? Che cosa sei? Che cosa sei?" . Il nostro giovanotto, sempre più bravo nel destreggiarsi sulla scena, canta i versi della celebre canzone e li scrive su quel foglietto che mette sul coperchio del baule. Vi gira attorno, vi si accovaccia sopra e poi vi si issa come un bronzo di Riace.

Ancora un Coup de théâtre! Una voce si inserisce in quel suo soliloquio coccodrilesco: "Parole, parole, parole, parole, parole… soltanto parole, parole tra noi… Che cosa sei? Che cosa sei? Che cosa sei?...".

Qui la scena è divertentissima, in quanto il ragazzo continua con la sua parte a versare lacrime di coccodrillo sul baule dove pensa che la ragazza sia rimasta vittima del phon. Lei, invece, riappare con un turbante bianco in testa e continua a picchiargli dietro le dita. Quando lui si gira, sbigottito, riapre il baule e preso dalla paura, canta "Che cosa sei? Che cosa sei? Che cosa sei?". Credeva forse in un fantasma? A quel punto precipita dentro il baule e la ragazza lo chiude apponendo una sorta di sigillo con "Parole tra noi"!

Successivamente si siede sul baule ed intona i primi versi di "Tintarella di luna". Da dentro il baule, Renato continua a chiedere "Che cosa sei?".

Intenerita, Ivanna gli canta (versione integrale) "Bugiardo e incosciente". Si riapre il baule. Un sipario bianco, con fiorellini rossi, nasconde le bottiglie di shampoo. Il ragazzo tira fuori le gambe. Sembra qualcuno che dorma mentre l’amata gli canta una delle più belle canzoni di Mina uscite dalla penna di Paolo Limiti con musiche di J.M. Serrat. La scena è molto bella perché è una di quelle in cui molte persone al mondo si sono ritrovate proprio con la suprema Mina in sottofondo in molti momenti della propria vita. Mina colonna sonora appunto. Chi di noi non si è innamorato o non ha sognato con Mina? Chi?

Ivanna riesce con "Bugiardo e incosciente" a far uscire dall’incubo Renato che si alza pronunciando un "Mamma mia!".

Parte VII

"Un bacio è troppo poco"

Lei lo perdona affidandosi a "Se stasera sono qui". Lui esce dal baule, le si avvicina cantando "E penso a te" (sensualissima quella ispanica "a" aperta di "Io laaaavoro e penso a te" pronunciata da Dan. E’ un po’ tutta la pronuncia ispanica dei nostri due protagonisti che, più che irretire, si trasforma in sensualità. Dolcezza.), ma al momento di baciarla, lei prende le dovute distanze: "… Io non ti conosco, io non so chi sei, so che hai cancellato con un gesto i sogni miei…".

Il giovanotto, allontanandosi, prova ad addolcirla con "Mi ritorni in mente". Lei ci ripensa formulando la celebre ipotesi di "E se domani" mettendo il caso si fosse sentito stanco di lei…

La scena è resa romantica dal violino. Tra ipotesi e desideri, prende il sopravvento l’agognata scena del lungo e passionevole bacio che fa cantare alla protagonista "Un bacio è troppo poco". E’ "Il tempo di morire", di danze, di duetti, di dubbi che implorano un "Vorrei che fosse amore". Voci e corpi diventano protagonisti. Abili i due innamorati. Si muovono con disinvoltura. Senza il pregiudizio di evidenziare le loro bellezze naturali. I movimenti del corpo così innestati sulle note musicali a percorrere l’intera scena. Dall’alto cade un mazzo di rose rosse. Continuano le ipotesi, questa volta, con "Se telefonando".

Applausi! Applausi! Applausi!

Bravissimi i musicisti che ci conducono da una scena all’altra con qualche richiamo al jazz. Ma è bravo anche Dan Breitman che suona diversi strumenti.

Inizia uno scenario artisticamente più sofisticato. Ivanna è seduta accanto ad un tavolino sormontato da una lampada. Foulard bianco in testa. Occhiali neri. Si contorce come una diva. Ma lo fa parossisticamente. Attingendo molto a quella cultura camp così cara alla

Franca Valeri nel ruolo della Signorina Snob. L’altro protagonista tenta invano di accendere una sigaretta, mentre in sottofondo l’orchestra inizia con le note di un’altra perla minosa: "Perfetto non so" scritta da un altro grande paroliere: Andrea Lo Vecchio con musiche di Celso Valli. Dall’alto della scena, cala uno schermo, a forma di nuvoletta, dentro il quale scorrono le comicissime immagini di scene interpretate sempre da Ivanna e Dan. Scene girate al Parco Palermo di Buenos Aires.

Dopo diversi tentativi, il giovane riesce ad accendere la sigaretta prontamente spenta dalla ragazza che, con un gesto, lo allontana. Ivanna successivamente prende un telefono. Si ode lo squillo. Poi canta "Un anno d’amore" con un arrangiamento da tango.

Alla scena drammatica, proprio come nelle migliori tradizioni minose delle tracklist, segue l’ironicissima "Ma chi è quello lì". La protagonista, oltre la borsa della spesa, dalla quale sbuca un mazzo di sedano, ha in mano una borsetta nera ed un’agenda. Esibendosi in un frenetico andirivieni, continua a chiedersi "Ma chi è quello lì" fino a scivolare e stendersi a terra. A quel punto, il ragazzo è costretto a chiamare un "Dottore".

Tra i due protagonisti ancora gelo. Lei torna ancora in un’isola di silenzio mettendosi al telaio a ricamare. Canta "Mente".

La platea si libra in ulteriori applausi.

Dopo il brano di Lele Cerri, con musiche del Maestro Gianni Ferrio, Ivanna ci fa dono di una superlativa interpretazione de "L’immensità". Musica struggente. Questa volta Ivanna tira fuori le sue capacità canore imponendosi subito all’attenzione del pubblico che l’applaude ancora una volta a scene aperte. La scena ci offre uno sfondo azzurro come se fosse un cielo immenso. Ivanna sale qualche gradino come ad offrirsi all’immensità del cielo:

"Io son sicura che in questa grande immensità qualcuno pensa un poco a me, non mi scorderà".

Il brano non lo finisce, perché sale di nuovo su quel "simulacro", su quella meraviglia del mondo, e s’inchina per offrire a

Mina il tributo del suo lavoro: "Magnificat".

La platea la sommerge di applausi.

Anch’io lancio il mio urlo con un vibrante "Brava"! Ma anche un bravo a Dan! Bravi a tutti!

La platea non si è rassegnata alla chiusura del sipario. Ivanna ritorna con un’altra superlativa interpretazione: "Io vivrò senza te".

L’onda degli applausi non accenna a finire.

Ed

Ivanna è ancora sulla scena ad eseguire, in duetto col tenore argentino Carlos De Antonis , "I migliori anni della nostra vita". Dall’altalena sbuca il puttino Dan, che canta appena un verso.

Chi non avrebbe voluto dondolarsi con lui per tutta la vita?

Finisce qui? Boh!

Per dovere di cronaca, il sottoscritto è ritornato allo Smeraldo di Milano anche domenica 08 ottobre 2006 e vi garantisco che rivedrei lo spettacolo "5043" volte "Ancora ancora ancora".

Dedico questo umile reportage agli amici argentini di

"Mina" … Che cosa sei!?! e ad Edison Gonzalez perché Lui, lo spettacolo, lo vede sempre. Franco Lo Vecchio

* * *

Scaletta dei medley e dei brani eseguiti:

"Magnificat"

(cenno)

Medley 1:

Ivanna Rossi:

"Bellezze in bicicletta"

"Le mille bolle blu"

"Ho un sassolino nella scarpa"

"Se c’è una cosa che mi fa impazzire"

"Renato"

"Briciole di baci"

"Quando dico che ti amo"

Versioni integrali (

Ivanna Rossi):

"Indifferentemente"

"Amaro è ‘o bene"

"La voce del silenzio"

"Se piangi, se ridi"

(Dan Breitman)

"Mi sei scoppiato dentro il cuore"

"Lo shampoo"

"Parole parole"

(Dan Breitman e Ivanna Rossi)

"Bugiardo e incosciente"

 

Medley 2:

Ivanna Rossi:

"Se stasera sono qui"

"E penso a te"

(Dan Breitman)

"Insieme"

"Mi ritorni in mente"

(Dan Breitman e Ivanna Rossi)

"E se domani"

"Per te che mi hai chiesto una canzone"

(Dan Breitman)

"Un bacio è troppo poco"

"Il tempo di morire"

(Dan Breitman e Ivanna Rossi)

"Vorrei che fosse amore"

"Se telefonando"

 

Versioni integrali o cenni (

Ivanna Rossi):

"Perfetto non so"

"Un anno d’amore"

"Ma chi è quello lì"

"Dottore"

(Dan Breitman e Ivanna Rossi)

"Mente"

"L’immensità"

(cenno)

 

"Magnificat"

(cenno)

 

"Io vivrò senza te"

( Ivanna Rossi)

"I migliori anni della nostra vita"

( Ivanna Rossi, Carlos De Antonis e Dan Breitman)