Scherzi di memoria
VENEZIA 28 NOVEMBRE 2004
Testo di Ottavio Buonomo
Produzione PAMABU’
Scesi alle Undici
alla stazione Santa Lucia,
col mio passo veloce
(mai quanto il tuo)
vidi spuntare dai binari
e dalla folla
un volto che da anni conoscevo;
tu eri li,
ti salutai alzando una mano
e tu mi facesti un sorriso,
poi il solito bacio di rito
e il freddo abbraccio di sempre …
quello del primo impatto.
Camminavamo e tu apprezzavi le mie parole,
ma di più i miei lunghi silenzi,
non conterò mai i nostri sguardi …
erano tanti come i passi che facevamo.
Un pranzo e un brindisi alla fortuna.
Un brindisi segreto,
ognuno pensò all’altro, forse.
Noi, quasi ventenni,
camminavamo a braccetto per San Marco
come vecchi amanti,
ognuno ha preso la propria strada
ma il bene, e forse qualcosa che non c’era
è nato, ed è rimasto in noi violento,
ma ormai le strade sono due e non una.
Ognuno raccontava all’altro
la propria vita con il velo di mistero
e gli intercalari silenziosi
che spezzavano una parola in più
che nessuno dei due avrebbe voluto dire.
A cosa sarebbe servito far nomi,
raccontare come sono andate le cose
come son partite e ritornate …
“Smettila di fare l’antipatico …
… sai che ti voglio bene …
… ma qui c’è un albergo in ogni buco …
… il prossimo ponte ci fermiamo,
meglio quella panchina forse …”
Noi due, seduti,
giocavamo a chi ricordava di meno.
Stavo cominciando a parlarti di noi,
quando cadde da un albero una foglia gialla,
la presi in mano
e capii che era meglio tacere su di noi,
avevamo tra le mani una foglia che stava morendo,
era più importante conservare quell’attimo dolcissimo
che stare a ricordare i nostri errori, le nostre amarezze.
Intanto ti abbandonasti sul mio petto,
e io raccontavo la genesi del mio sentimento,
quasi mi commuovevo e mi sentivo vecchio
e intanto nelle tue mani
una foglia stava morendo.
Ti abbracciai senza malizia, ma
Con una dolcezza in cuore che raramente ho provato,
intanto il silenzio regnava sulle foglie morte
e la laguna era uno specchio opaco
che tentava di riflettere le nostre immagini …
due figure stanche e malati di vita,
che da lì a poco si sarebbero dette
per l’ennesima volta in modo diverso
“ti voglio tanto bene”.
Ti stavo quasi dicendo,
ai treni,
ciò che dalle Undici volevo dirti …
ma quando mi sono accorto
che nei miei occhi maturava una lacrima
pronta a cadere,
ho preferito abbracciarti
nel nostro ultimo silenzio.