BIOGRAFIA DI OTTAVIO BUONOMO

 

Ottavio Buonomo nasce il 22 ottobre del 1985 ad Acerra, paese della provincia di Napoli da Giovanni e Maria Concetta Scialò, ultimo di quattro figli.

Debutta a soli cinque anni imitando Charlot, con una larga bombetta, una giacca nera con i bottoni rossi di due taglie più larga, un vistoso papillon su di una camicia bianca con i bottoni neri, un pantalone a “zompafosso” grigio con le righe bianche. Il suo primo personaggio è, quindi, una imitazione del personaggio creato dall’immenso Charlie Chaplin. A sei anni si esibisce nello spettacolino “Il piccolo Charlot”, ed è spesso l’attenzione principale delle “periodiche”, spettacoli destinati ad un piccolo pubblico, realizzati in villette, giardini ed abitazioni private. Qui canta la sua prima canzone, “Io cerco la Titina”. Dopo Charlot arriva anche l’imitazione di Totò, anche se a differenza del primo, il Principe verrà ripreso quasi sempre nei successivi spettacoli.

 

 

Nel 1990 interpreta il ruolo di un fiore, in una commedia ispirata alle musiche di Antonio Vivaldi.

Nella prima metà degli anni Novanta, Ottavio si dedica alle macchiette napoletane, quelle che furono i cavalli di battaglia di Nino Taranto. Anche se bambino, riesce a caratterizzare i suoi personaggi con una vocina a volte stridula, a volte nasale.

E’ un bambino prodigio o cosa? … Questo sembra non interessare più di tanto al piccolo Ottavio, che continua nel suo percorso frequentando di mattina la scuola, e dedicandosi nel tempo libero alla sua passione, che diventerà poi sempre più impegnativa.

Di questi anni si ricordano spettacoli di varietà come “Cafè chantant” (1991, dove canta e recita) e “Malavita” (1992), più un programma per bambini.

Nella seconda metà degli anni Novanta si divide tra il teatro (interpretando ruoli di spalla e ruoli di contorno), la televisione e, anche in una serie di cortometraggi, non certamente capolavori, e ormai andati perduti. Successivamente conoscerà il teatro di Leopoldo Mastelloni, Sandra Milo, Peppe Barra e Mario Scarpetta. Da questi grandi maestri Ottavio impara tantissimo.

Alla fine degli anni Novanta, neanche quindicenne, scrive due commedie, la non rappresentata “Io con voi” e poi l’atto unico “L’arte napoletana”. A queste due commedie si aggiunge la sua prima raccolta di opere in versi, dal poco fantasioso titolo “Poesie di Ottavio”, anche se di raccolte “studiate” se ne parlerà dal 2002. Nelle prime raccolte di poesie, prevalgono temi come la famiglia, Napoli, l’amore e il teatro (un sonetto tra gli altri è dedicato a Vittorio Gassman).

Alla fine degli anni Novanta, il quindicenne Ottavio già conta diversi personaggi, per lo più comici, da ricordare il ruolo drammatico de “Il processo del signor Riccardo”.

Già dal 1998 comincia a mettere insieme alcuni “pezzi”, e scrive un copione di tanti piccoli atti unici senza titolo. Verso la fine dello stesso anno, una parte di quel copione, Ottavio pensa di spedirla ad uno dei più grandi attori del mondo, Alberto Sordi, con una lettera di accompagnamento e due fotografie.

Sordi c’entra tantissimo con il copione, infatti Ottavio ha scritto alcune storielle ispirate ai personaggi che il grande attore lanciò in radio negli anni Quaranta. L’Albertone nazionale legge quella parte di copione (scritta a mano) e apprezza tantissimo il “giovane” che porta nella nuova generazione, nella società d’oggi, l’ingenuità cattiva di Mario Pio e la furbizia malcelata di tantissimi suoi personaggi, quindi ringrazia Ottavio che inorgoglito, riceve dall’attore una lettera, con fotografia e autografo. Un ringraziamento da parte di Sordi è il massimo per continuare nella sua idea di portare in teatro i primi personaggi del grande attore e di spingere Ottavio in questo progetto.

Nel 2000 scrive “Il comico innamorato”, una sorta di diario di un giovane attore comico, che fa delle strade della sua città un palcoscenico, della casa un camerino e una sala prove, e della sua vita stessa una commedia (da chiarire, nessun riferimento a Carlo Goldoni), e le raccolte di opere in versi “Poesie di ragazzo” e “Poesie di ragazzo vol.2”.

Nel 2001, Ottavio lavora ancora per “il copione senza titolo”, con l’intento di portare in teatro i primi personaggi di Sordi (da Mario Pio al conte Claro, con annesse “canzoncine”), e nel frattempo continua a scrivere poesie, e registra sue canzoni accompagnandosi con la chitarra. Nel 2002 arriva la raccolta di opere in versi “Agosto”, che non verrà mai pubblicata, ma sarà editata l’anno successivo in internet. Scrive inoltre una serie di monologhi comici in napoletano.

Nello stesso anno registra (con pochi mezzi) il cd “Riflessioni di un comico”, dove interpreta poesie e monologhi da lui composti e testi di altri artisti, tra cui una poesia dedicata a Totò, seguirà poi “E tu vulisse ‘a maschera” l’anno successivo, dove interpreta a suo modo, 16 poesie, due delle quali da lui firmate, tra cui “’O teatro” (un verso di questo testo in napoletano dà il titolo all’opera).

Il 2003 è un anno molto intenso e ricco di soddisfazioni, all’attività teatrale prolifica, si aggiungono raccolte di opere in versi e registrazioni di brani inediti.

Tra il gennaio e il febbraio, Ottavio realizza un cortometraggio dedicato a Totò, girato in gran parte nel Rione Sanità a Napoli (Quartiere Stella, dove nacque il Principe),  successivamente partecipa a diversi spettacoli non come protagonista, e scrive “Eventuale lettera di un aspirante suicida”.

Nella primavera del 2003 arriva la prima regia, “Mariopio, gli altri ed io” (quel copione senza titolo ispirato ai personaggi di Alberto Sordi): Ottavio, come assoluto protagonista, canta, balla, racconta e recita. Dello stesso copione fa parte il monologo “Lo spogliarellista”, con protagonista un attore in crisi d’identità, personaggio creato dallo Ottavio che ironizza sul cambio dei gusti del pubblico, specialmente quello giovanile; ed inoltre canzoni come “Il complesso” (storia di un ragazzo che ha il suo primo rapporto sessuale, costretto da un gruppo di amici, con una prostituta) e “Matrimonio grasso”.

Nel giugno del 2003 Ottavio termina il suo “Pamabù”, riflessione in dieci capitoli che punta principalmente sul rapporto dell’uomo con gli altri uomini, e della coscienza degli uomini con la coscienza di altri uomini. Una intersezione contorta di pensieri. Un testo complesso, crudo. “Pamabù è come se fosse una casa abitata da pazzi coscienti di esserlo. In ogni stanza c’è un personaggio che ha qualcosa da recriminare, prima contro se stesso, e poi contro gli altri che lo hanno abbandonato alla sua follia”. Oltre a “Pamabù” arrivano anche alcuni monologhi umoristici: “Vissi d’arte, morii affamato” e “Stronzatine d’artista, non certo mie”.

Nel luglio 2003 Ottavio è in scena con “’O sciopero d’e ‘’mmugliere” (tratto da “Lisistrata” di Aristotele) accanto a Gianpietro Ianneo e Yuri Buono, diretto da Gianpietro Ianneo.

Nello stesso mese compare in internet il sito ufficiale, che successivamente vanterà collaborazioni con diversi artisti.

Nell’agosto 2003, Ottavio scrive e interpreta il cortometraggio “Pamabù”, mentre lavora ad una nuova raccolta di opere in versi e prepara un nuovo spettacolo con la neonata compagnia I Ricominciamo da Zero diretta da Ianneo. A settembre interpreta il secondo spettacolo diretto da Ianneo dal titolo “Ricominciamo da Zero show” (varietà in due tempi dove Ottavio interpreta diversi personaggi, da un ballerino dalle grandi velleità artistiche ma di dubbia bravura a Totò, proponendolo in vesti di Pinocchio nella famosa “Parata dei soldatini”) , e il 13 novembre dello stesso anno porta in scena lo stesso spettacolo riveduto e corretto, sarà l’ultimo interpretato da Ottavio con la compagnia.

Ancora nel 2003 abbiamo il monologo “Pamabù” (tratto da alcuni capitoli della già citata opera), “Oh mia bella…” e la ripresa di “Mariopio, gli altri ed io” (con nuovi personaggi), più le raccolte di opere in versi, per la prima volta curate dallo stesso Ottavio: “Spazi laceri”, “Lune minorenni” e la raccolta di opere non inedite “Sussurrato, ma a volte mi piace urlare…”.

Il 6 gennaio 2004 Ottavio è ospite d’onore alla V edizione dello spettacolo di beneficenza “La Befana vien di notte” organizzato dall’Associazione Voci del Cuore di Acerra, offrendo al pubblico l’interpretazione di MarioPio e un monologo di Giorgio Gaber, riceve quindi la “medaglia d’argento”. Sempre nel gennaio Ottavio è premiato per la sua prolifica attività.

 

 

Nel febbraio 2004 nasce quasi per gioco “Dialogo di uno sfortunato Casanova alla sua parrucca bianca” (monologo in un atto) ideato, scritto, diretto e interpretato dallo stesso Ottavio. Il volto del Casanova di Ottavio è sofferente, deluso, stanco, è un Casanova tradito da tutti e dalla sua stessa fama, è un Casanova che veste con jeans e maglione, e che vive un dramma interiore che lo porterà dall’estremo odio di se stesso, all’estremo odio di ciò che lo circonda, tranne di se stesso e dei suoi amici immaginari (i suoi amici sono i vestiti che indossa, tra i quali anche abiti femminili). Sempre nello stesso mese Ottavio partecipa a due spettacoli come ospite, proponendo dei nuovi personaggi, tra cui “Lady B”: lo specchio di una società superficiale che giudica l’apparenza, infatti è voluto l’involgarimento di questa “signora di qualsiasi età” sia nel parlare, sia nel modo di porsi che nel vestire (parrucca biondo platino, occhiali spessi e scuri che nascondono un trucco marcatissimo, boa di piumette rosa, rossetto rosso fuoco e giubbotto imbottito).

 

 

Nella prima metà del marzo 2004 Ottavio è protagonista di due spettacoli (un atto unico con canzoni e una commedia in tre atti da lui stesso firmata) che avranno un esito negativo, e che Ottavio deciderà di non riprendere mai più.

Il 21 marzo 2004 Ottavio è ospite alla prima edizione del “Mina & Modena”, qui omaggia Alberto Sordi e canta “Nonnetta”. La serata è seguita dalle telecamere di Canale 5.

Il mese successivo Ottavio omaggia Gabriella Ferri in un recital che lo vede protagonista.

Nel maggio 2004 arriva la nuova raccolta di opere in versi dal titolo “Cartuscelle”, titolo suggeritogli dal suo grande amico Paolo Driussi, che già precedentemente ha collaborato in diverse occasioni con Ottavio, nel frattempo studia le origini e l’evoluzione del Teatro Italiano.

Nel giugno 2004, Ottavio è ospite dello spettacolo di beneficenza “Tutti insieme con semplicità”, organizzato dalle Voci del Cuore, qui annuncia per prima volta con i suoi nuovi compagni d’avventura, che è in preparazione la commedia musicale “Aggiungi un posto a tavola”, diretta dallo stesso con Maria Aprile, presidente dell’Associazione sopraccitata. Nell’estate arrivano ben tre raccolte di opere in versi: “Io vado Avanti!” (che contiene “Dialogo di uno sfortunato Casanova alla sua parrucca bianca”,), “Signorine antipatiche” e “Prime piogge di settembre”,  dove sono contenuti anche monologhi e canzoni.

Nel settembre 2004, a Ottavio viene affidata la conduzione dello spettacolo “Affida un sogno alle stelle”, il primo che presenterà per le Voci del Cuore.

Nell’ottobre 2004 troviamo ancora Ottavio in vesti di presentatore in una serie di manifestazioni e spettacoli e nello stesso periodo arriva una nuova raccolta, la bella e malinconica “Un anno in bianco e nero”.

 

 

A dicembre, arriva una nuova raccolta di opere in versi, “8cento20,6”, e questa sarà l’ultima, per volontà dello stesso Ottavio, la motivazione della sua volontà viene chiarita in una breve premessa. Per molti, le opere più belle scritte da Ottavio, si trovano in questa raccolta. I testi sono caratterizzati dalla tristezza, dalla malinconia, da una voglia esasperata di vivere narrata a volte crudamente, a volte con delicatezza. Questa raccolta è stata composta interamente in Friuli, e degne di nota sono “Scherzi di memoria” (dove Ottavio narra in versi l’affanno di un sentimento opaco), “Ultimo giorno di vita” (dove, dopo una profonda riflessione, si legge che la morte del corpo è una morte ufficiale, l’ultima di altre morti interiori già subite), “Lettera a Totò”, “A Pier Paolo Pasolini” (dedicata al grande poeta e regista), “Catene in volo”  e “Finale” (un testamento scritto con la fragilità e la paura di chi è consapevole che sta per abbandonare la vita terrena). Dello stesso periodo fanno parte anche un monologo ed un racconto.

 

 

Il 5 gennaio 2005 Ottavio conduce la VI Edizione de “La Befana vien di notte”, accanto a lui Valeria Arina, consigliera dell’associazione Voci del Cuore, che organizza ogni anno lo spettacolo di beneficenza.

Nel frattempo viene realizzato il dvd “Con affetto il vostro Ottavio” (montaggio di due ore che ripercorre attraverso interviste, brani tratti da spettacoli teatrali e sketch, quanto realizzato da Ottavio, unito a simpatiche testimonianze di amici e compagni di scena), e nello stesso periodo Ottavio comincia a lavorare a “Lei non sa chi sono stato”, commedia che racconta le disavventure di un vecchio attore che non riesce a rassegnarsi alla “costretta” pensione, un altro capitolo che tratta lo scontro tra diverse generazioni.

Nel mese di febbraio invece partecipa ad una serie di spettacoli che lo vedono come protagonista, fino alla metà di marzo (“Mi stanno aspettando a New York”, “Bidibum” e “Una favola moderna” di cui è anche sceneggiatore)

Il 23 marzo 2005 Ottavio tiene una conferenza stampa con Maria Aprile, per presentare il nuovo lavoro “Aggiungi un posto a tavola” da loro diretto. Ottavio è protagonista della famosa commedia musicale di Garinei & Giovannini nel ruolo del sindaco Crispino, ad affiancarlo i ragazzi dell’Associazione Voci del Cuore. L’8 e il 9 aprile 2005 debutta al Teatro Italia di Acerra alle ore 21.00 “Aggiungi un posto a tavola”, che viene seguito in internet sul sito ufficiale di Ottavio Buonomo, con un susseguirsi di aggiornamenti in tempo reale.

 

 

La grande commedia musicale scritta da Garinei & Giovannini, con Iaia Fiastri e Armando Trovajoli, viene replicata il 16 maggio al Teatro Cilea di Napoli con maggior successo, e consensi favorevoli di pubblico e critica.

 

 

In questo periodo vengono composte alcune opere in versi che però non faranno parte di nessuna raccolta, tra queste la bella e amara “Primmavera” (scritta in napoletano) e  la dolce “Ad un angelo”.

Il 10 giugno presenta l’VIII edizione di “Tutti insieme con semplicità”.

Nella seconda metà del 2005 troviamo ancora Ottavio in veste di presentatore, ospite in radio, protagonista di uno spettacolo, ospite a diverse manifestazioni, e autore (e poi regista) dell’atto unico “La filosofia di Don Gennaro Esposito” che racconta la storia di un disoccupato napoletano che vive con moglie e figli in un teatro della periferia di Napoli. Scrive inoltre una decina di racconti brevi, due dei quali in napoletano.

Il 3 gennaio 2006 è presentatore della Settima edizione dello spettacolo di beneficenza “La Befana vien di notte”, dove canta, recita una sua poesia inedita (“Preghiera d’amore”, parole semplici e delicate per una dolce e tenera composizione, una sottile dichiarazione d’amore, la donna che viene paragonata ad un miracolo), omaggia il poeta romano Guido Gallozzi con “Er teatro d’Eduardo” (sonetto in dialetto dedicato ad Eduardo De Filippo) ed è protagonista di simpatici siparietti comici.

Dal febbraio 2006 lavora ad un nuovo allestimento dell’atto unico in napoletano “’O vico d’e scugnizze” ispirato alla nota commedia “L’ultimo scugnizzo” di Raffaele Viviani.

 

 

ANTOLOGIA

 

PICCERELLE

Tùcchete tùcchete 'e "gguarattelle,
'nu paro 'e sandale, 'na vunnella,
voce 'e criaturelle piccerelle,
zucculelle 'ca se fanno belle,
c'a resella 'ncoppo 'o mussillo,
faccella bellella, tunnarella.

'Cu "lloro, "mmiezzo 'a chiazza,
ce jescarria facennemo guappo.
'Cu "lloro, mutive 'e sta nire
nun ce stà,
sò troppo doce 'sti piccerelle,
accussì "ddoce, accussì "belle.

'Nu taralluccio 'nzogna e pepe
e "ll'acqua 'e mare 'pe fà festa,
'nu chiaro 'e luna 'e austo
e tu pe "mme dà l'ammore tuojo,
'nu silenzio 'ca spezzo
'cu 'nu mutivo doce doce.

(da "Signorine antipatiche" - 2004)

IO VADO AVANTI

Io vado avanti
con stima dei miei pari,
convinzione delle mie doti
e con un esuberante desiderio di scoperta.
Vado avanti
perchè a fermarmi
ci penserà il tempo
con le sue tappe obbligatorie.
Vado avanti,
mi lascio alle spalle
discorsi incompiuti,
luoghi comuni e frasi fatte.
Vado avanti,
dimenticando tradimenti,
situazioni imbarazzanti
e parole dette con istinto.
Vado avanti,
cercando di pensare,
facendo si che questo corpo
di pelle, ossa e rughe,
possa essere sempre in sintonia
con questa mente
di idee, ragioni e follie varie.
Io vado avanti
perchè è giusto che gli occhi
possano ammirare l'orizzonte
senza alcuna immaginazione.
Io, e non da solo,
vado avanti con il mondo,
che schierato sul fronte opposto
mi sfida a vivere di stenti,
di lavoro, fatiche e amori.
Vado avanti
portando con me la solitudine,
il sole delle giornate chiare
e le nubi delle lunghi notti scure.
Io, vado avanti,
senza saper se con sorriso o pianto,
ma con la pretesa di cercare
un' espressione o maschera
adatta ai miei pensieri.
E vado avanti,
con in gola il digiuno notturno,
e sulla pelle l'abbronzatura
del sole d'estate,
forse unico legamento
ad un passato
che non è tanto remoto.
Io vado avanti,
non mi fermo,
tra cammino e corsa,
le mie gambe vorranno crollare,
ma sul corpo regna il morale acceso
e la voglia di scrutare,
di capire, di vivere,
di andare avanti.
Io, vado avanti,
gli altri,
facciano di conto proprio.

(da "Io vado avanti" - 2004)



NAPULE 'E MO'

Turnanno ajere a Napule,
aggia scuperto tanta cose nove,
'e viche, 'a "ggente, 'e vasce, 'e "vvoce.

'Nu Paraviso è 'a Villa Cumunale
fatti 'ncoppo 'a nuvole 'e evera
'nfra sante, funtane e chalet.

Abbascio 'a marina 'a voce d'e furastiere,
spagnuole 'ca vanno a Capri, frangise a Proceda
e 'nu gruppo 'e zetelle 'e'll'alt'Italia ca vanno a cuozzo.

'E castielle 'ca cadono a "mmare,
'e guagliune 'ca se tuffano d'e scoglie,
'a spiga cotta, 'o cocco frisco e 'o taralluccio 'e nzogna.

Quanta culure, quanta voce, quanta rummure,
'e "mmachine sonano e 'o mare canta,
e ì "mmiezzo 'a sti "ddoje campane me fermo a guardà.

Dint'e viche è tutta n'addore 'e mangià,
"rraù, sasiccia, pummarole, aglie sfritte,
pasta 'e "ffasule, friarielle e baccalà.

'Pe purtune siente 'a voce d'e "ccummare,
si Rosa chiamma a 'Ndunetta s'affaccia Maria
e si 'Ndunetta vò a Maria s'affaccia Rosa.

Ogne matina è n'addore 'e cafè,
'nu raggio 'e sole int'a 'na tazza,
"cchi 'o "vvò amaro e "cchi 'o "vvò doce.

Dint'o marcato 'e Garibbaldi,
chi te venne 'o quadro 'co pruverbio antico
e chi te 'nfila 'na cinta 'e pelle int'o cazone.

Napule è "dde napulitane,
nun ce sta niente 'a "cche "ffà,
"cchiù ce sto luntano e "cchiù 'a voglio bene.


(da "Prime piogge di settembre" - 2004)


CATENE IN VOLO

 

Eccomi a volare

su di una altalena

che dal parco

apre la vista ai gelsi,

alle statue di Santi

e ai cani di provincia.

 

Un uomo, io.

 

Stanotte ero a scrivere

operette di morte ed

ora volo impazzito

su questa altalena

retto da due catene.

 

Volteggia il mio corpo e

le mie mani si ghiacciano.

Sotto le mie scarpe bagnate,

vi è il fango dell’infanzia

mai vissuta

forse cercata.

 

Vola sull’altalena

un uomo che sogna il Paradiso,

tra l’aria fresca d’autunno

e le foglie ingiallite,

 

quest’uomo atterra, plana,

si rialza, torna a volare,

pensa

e s’innamora della libertà.


(da "8cento20,6" - 2004)


ULTIMO GIORNO DI VITA

 

E’ giovedì,

un giovedì come gli altri,

ho perso i pensieri per strada

e il senso critico dei fatti,

mi sono alzato questa mattina

privo di movimenti, debole.

Nella mia mente

tutte sgombre sono le bancarelle

del Dottor Ricordo

e di sua figlia Conoscenza,

prostituta che apre le gambe

ad ogni cultura, razza e religione.

Eppure sembra che all’esterno

delle pareti del mio bianco corpo,

la vita scorra semplice,

le memorie di chi ha memoria

vengono messe a tacere volutamente

da musiche assordanti prive di melodia.

Morti sono gli anni del silenzio,

oggi si parla tanto, e male …

Certo il freddo dei miei affetti

non aiuta a scaldarmi …

così avvolto nel mistero dei domani

scopro le vene verdi, che come fiumi,

si incanalano tra le ossa delle mie mani magre,

i miei capelli fanno ombra su di esse,

e riesco ancora una volta a scoprire il mio grado di vista.

 

Ieri sera mi hanno dato dell’intellettuale,

e non sapevo se offendermi o felicitarmi di questo,

è tragico essere definiti per qualcosa

che non si sa di essere,

è una violenza all’ identità.

Hanno scritto che io comunico con le parole,

chi me le ha insegnate ha fatto più di me …

perché non citare allora chi ha fatto crescere un pensiero

estraendolo dalla propria mente

per passarlo ad un’altra ….

Perché citare solo i grossi nomi,

quando in realtà,

sono quelli piccoli che costruiscono il mondo

e lo fanno a beneficio di tutti, senza compenso.

 

L’altra sera, era lunedì e faceva freddo,

ho visto un uomo morire, non fisicamente,

agli uomini, in fondo,

della morte del proprio corpo poco importa.

Ho visto un uomo tradito da chi amava

e che forse, nella morta dignità,

riesce ancora ad amare e stimare.

Ho visto quest’uomo perdersi in lacrime

sconfitto dalle sue convinzioni,

ed ho scoperto che

c’è una peggior morte,

una morte lenta e una grande morte.

Quella del corpo è una morte materiale,

è una morte ufficiale,

giusto la recita

dell’ultima scena di vita vissuta.

 

E’ giovedì,

un giovedì come gli altri,

ed io sto morendo …

ma sembra

che nessuno ci faccia caso

a parte me

e forse neppure.


(da "8cento20,6" - 2004)

 

 

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